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Le "Historiae", scritte tra il 104 e il 109 d.C., abbracciano il periodo compreso fra la rivolta di Galba (69 d.C.) e la morte di Domiziano (96 d.C.), una fase convulsa della storia recente dell'impero. Cronista mai neutrale e distaccato, Tacito ha l'occhio volto al presente: vuole capire e spiegare le cause della deriva autocratica che, dall'anarchia del 69, ha condotto al regime dispotico di Domiziano. Con una scrittura tesa e incisiva e la passione civile di chi è testimone di un'autentica tragedia storica, racconta la violenta lotta tra libertas e principatus, denunciando il servilismo, l'inerzia e la decadenza morale della classe dirigente che ha abdicato al suo ruolo di baluardo delle istituzioni dello stato. Ma consapevole che un ritorno agli ideali repubblicani è ormai irrealistico, guarda con fiducia alla soluzione costituzionale di Nerva e Traiano, quella dell'optimus princeps scelto per adozione, convinto che un governo forte costituisca ormai un indispensabile strumento per salvaguardare la grandezza e l'unità dell'impero.