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A partire dal 1988, quando pubblica "Stadelmann", la scrittura per la scena prende un posto sempre più importante nell'opera di Claudio Magris. Anche perché i suoi testi teatrali - a volte in forme chiuse come il monologo, a volte in forme più aperte e corali - accolgono spesso quella "scrittura notturna" che Ernesto Sabato contrappone alla "scrittura diurna", razionale e consapevole. La drammaturgia di Magris fa dunque emergere verità più profonde, quelle che magari non si sa neppure di possedere e che anzi, a volte, addirittura "tradiscono" perché contraddicono quello in cui si crede. Non a caso, come annota nella sua prelazione Guido Davico Bonino, queste pièces rientrano in una Drammaturgia del Disagio, variamente esplorata.