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Negli ultimi anni trascorsi a Venezia, Goldoni porta a compimento la sua ricerca drammaturgica proponendo alcune delle sue commedie più mature e audaci. La comicità bonaria cede il passo alla satira feroce, e di fronte alle angustie di una borghesia grigia e retrograda viene celebrata la vitalità del popolo che conquista definitivamente la scena. Così in "Sior Todero brontolon" (1762), a un rustego avido ed egoista, involgarito dalla miope logica del proprio privatissimo interesse, fanno da contraltare la battagliera Marcolina e due giovani innamorati, Meneghetto e Zanetta, con la loro visione del mondo coraggiosa, serena e nutrita di buon senso. Nelle "Baruffe chiozzotte" (1761) sono i chiassosi pescatori di Chioggia a incarnare un modello positivo di vita, improntato alla libertà, alla freschezza dei sentimenti, alla spontaneità e naturalezza del comportamento. Ormai in procinto di partire per Parigi, in "Una delle ultime sere di carnevale" (1762) l'autore rivolge alla sua città e al suo pubblico un malinconico saluto, non privo di amarezza per le critiche e le invidie suscitate dalla sua riforma teatrale.