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Il popolo è il protagonista dei "Sonetti" belliani perché nella società romana del tempo, dominata dalla corruzione e dall'ipocrisia, il popolano era l'unico depositario della verità "nuda" e "sfacciata", priva di finzioni e conformismi tipici dei "probi cittadini". La discesa del poeta negli intimi recessi dell'immediata e cruda semplicità della "turba" passa attraverso l'adozione del dialetto romanesco, lingua sguaiata e plebea, simbolo di quella Città sublime e stracciona di cui Belli dipinge un realistico affresco.