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Francis Sancher è morto. Chiunque a Rivière au Sel lo ha maledetto almeno una volta, eppure nessuno diserta la sua veglia funebre. Qualcuno gli è stato amico, alcune donne lo hanno amato follemente e portano in grembo il frutto del loro amore, altri ancora hanno sperato che morisse e sono forse contenti di non averlo dovuto uccidere con le proprie mani. Ma l'affascinante e ricco straniero, la cui vita resta avvolta nel mistero, ha sicuramente lasciato un segno indelebile negli abitanti di questo piccolo paesino della Guadalupa. Una piccola comunità divisa da tensioni razziali e sociali, un contesto intriso di superstizioni ma anche di aneliti al cambiamento, dove molti cercano di sganciarsi dall'eredità familiare, che a volte costituisce un fardello insopportabile. Interrogandosi sulla funzione e i limiti della letteratura, "La traversata della mangrovia" è un gioco di specchi in cui il continuo salto di prospettiva illumina con luce nuova ciò che si è appena letto, perché la verità è un obiettivo a cui tendere, mai assoluta, mai completamente definita, o afferrabile. In un'atmosfera sospesa tra realtà e finzione, al lettore non resta che abbandonarsi al flusso di coscienza dei personaggi nel tentativo - mai risolto - di far collimare i pezzi di un puzzle destinato a rimanere incompleto.