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"Voltando" in italiano i "Racconti delle fate" di Perrault, Madame d'Aulnoy e Madame Leprince de Beaumont, Collodi non si limita a tradurre soltanto un corpus di fiabe affascinanti, come Barba-blu, Cappuccetto Rosso, Il gatto con gli stivali o La bella e la bestia. Le "leggerissime varianti, sia di vocabolo, sia di andatura di periodo, sia di modi di dire", come Collodi scrisse nella Avvertenza al volume, edito nel 1876, gli permettono di compiere un'opera di letteratura autonoma, degna di figurare fra i capolavori della narrativa italiana. In queste "storie allegre" apparse nel "Giornale per i bambini" Collodi racconta dei bambini e per i bambini con il suo stile pieno di ironia. Include nel volume, edito nel 1887, anche il romanzo "Pipì, o lo scimmiottino color di rosa", vera e propria parodia e seguito delle "Avventure di Pinocchio".