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Negli anni Trenta, in Italia, il sistema delle arti deve confrontarsi con la dittatura fascista e le sue esigenze di controllo e propaganda, ma al tempo stesso diventa terreno di confronto fra artisti e tendenze. Una scena artistica vivace e combattiva, con fautori del classico e delle avanguardie, astrattisti ed espressionisti, cantori dei trionfi dell'impero e minimalisti crepuscolari. Un clima comunque fervido, che attraversa pittura, scultura, architettura, design, arti minori e anche i nuovi media del tempo: cinema, riviste, comunicazione pubblicitaria. Un sistema che il regime cercava di ingabbiare in logiche corporative e che cercava invece visibilità in manifestazioni come Biennale, Triennale, Quadriennale.