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Le odierne crisi finanziarie, l'accelerarsi delle trasformazioni, l'affacciarsi di nuovi protagonisti sulla scena mondiale pongono oggi all'attenzione questioni e problemi considerati conseguenze di un mondo sempre più interdipendente. In realtà, già nel Settecento uomini come Adam Ferguson, David Hume e Adam Smith si interrogavano e riflettevano sulla moralità e sull'etica nell'economia, sulla formazione della "ricchezza delle nazioni", sui modi attraverso i quali superare la "gelosia commerciale", grazie all'armonizzazione degli opposti interessi. In questo volume studiosi e studiose europei di diverse generazioni analizzano i linguaggi e le teorie economiche che nel Settecento l'Europa sviluppò per dare risposte ai problemi che gli Stati e le società si trovarono a fronteggiare, pur nella loro diversità. Nella tensione tra cambiamento e conservazione, le politiche di riforma affrontarono problemi condivisi: l'illuministica ricerca della felicità, che interessava governanti e governati, monarchie e repubbliche, sudditi e cittadini, il benessere del singolo e la potenza degli Stati, imponeva innanzitutto di interrogarsi sulle condizioni materiali di vita e su come modificarle. La riflessione economica cercò dunque risposte alla complessità dei problemi in una elaborazione teorica che fornisse indirizzi e strumenti per l'attuazione di politiche e di riforme che rendessero migliori le condizioni di vita.