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L'argentino Borges fu tra le figure più rappresentative del movimento poetico ultraista, il movimento di avanguardia che nasce in Spagna nel 1918 sulla scia del dadaismo, del surrealismo e del futurismo. In seguito, a Buenos Aires fonda "Prisma", un foglio che gli stessi ultraisti incollavano alle cantonate, e "Proa", e infine pubblica nel 1923 il libro di poesie "Fervor de Buenos Aires". Corrono trent'anni tra questo libro e "Altre inquisizioni", che è del 1952. Trent'anni che hanno fatto di Borges un classico dei nostri tempi e un nome essenziale nella cultura occidentale. "Altre inquisizioni" dà la misura di un'arte votata al culto del raro e dell'immagine bella e simbolica, ai giochi metafisici, alle preziose e sottili divagazioni sul destino, sul sogno, sull'enigma della creazione e della persona umana, elevato a categoria, più ancora, ad articolo unico di una fede tutta negativa ma costantemente riscattata e contraddetta dalla fantasia lirica e dal libero e appassionato movimento dell'intelligenza. Siamo introdotti, da questo libro, nei sapienti labirinti tesi da una cultura ironica e paradossale, che nessuna presunta verità intimidisce, ma pronta a inchinarsi alla dignità essenziale e dolorosa dell'uomo sulla terra. Questo, tuttavia, è essenzialmente un libro di saggi letterari, e implicitamente un indice dei gusti del suo autore, il quale ha saputo formare, con scrittori famosissimi, una galleria di ritratti in qualche modo inediti.