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Da oltre l'Atlantico, guardando alla vecchia Europa dall'esilio argentino, lo scrittore polacco scomparso nel 1969 scrive una storia che è satira, critica, trattato, divertimento, assurdità, dramma e resa dei conti con il nazionalismo. Gombrowicz vi compie un impietoso tentativo di "psicoanalisi nazionale": sviscera, con mezzi spesso poco ortodossi, l'anima polacca mostrandole la sua immagine ridicolizzata, goffa, meschina. E quali armi poteva scegliere per la sua battaglia lui, un esule osteggiato dagli emigrati politici perché troppo iconoclasta e dalla letteratura ufficiale in quanto emigrato? Naturalmente l'ironia e la risata.