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Villa Felice è una casa di riposo per anziani a Frascati. Qui trascorre i suoi ultimi anni Alfonsina, un'ultraottantenne decisa e vivace che nella sua lunga esistenza ha affrontato da sola la durezza della guerra, le privazioni della povertà, ma è stata capace di lottare per far studiare il figlio, diventando da semplice sartina una delle pantalonaie migliori di Roma. Bruno è il suo unico figlio, giornalista e scrittore che da molti anni vive in Giappone, ora tornato per pochi giorni in Italia per rivedere la madre; Silvana è la gerontologa che la segue. Nella casa di riposo, Silvana e Bruno si incontrano, anche se in qualche modo si conoscevano già perché Alfonsina, che vorrebbe andarsene senza lasciare il figlio da solo, ha lungamente parlato all'uno dell'altra e viceversa. Induce così Bruno a invitare la dottoressa a cena, con il pretesto di ringraziarla della sua gentilezza con lei, e quel gesto che lui compie solamente per compiacere la vecchia madre diventa invece l'inizio di un legame più profondo. Nel romanzo l'interesse per l'altro da sé che contraddistingue la scrittura di Luce d'Eramo ci fa penetrare in quei luoghi sconosciuti e scongiurati che sono le residenze per anziani, e volge il nostro sguardo verso l'estrema età della vita, l'ultima luna, condizione compatita, rimossa o ignorata, ma mai interrogata. E ci pone domande che risuonano alle nostre orecchie cogenti e non più eludibili. Come scrive René de Ceccatty nella prefazione, in queste pagine "i personaggi attraversano la Storia per carpirla e s'incontrano per capirsi e trovarsi", perché Ultima luna è "una sorta di romanzo totale e di metaromanzo (come lo fu il capolavoro di Pasolini, Petrolio), un romanzo-viaggio e un romanzo-saggio, un romanzo-memoria".