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A pochi giorni dal funerale del fratello, Livia si ritrova in un museo di Mumbai, davanti alla fotografia di una giovane donna longilinea avvolta in "un sari impalpabile e traslucido": è una principessa indiana e ciò che è scritto nella didascalia cambierà per sempre la sua vita. Questa splendida principessa punjabi, legge, vendette i suoi gioielli nella Parigi occupata per salvare vite di ebrei, fu arrestata dalla Gestapo e mandata in un campo di concentramento, dove morì dopo un anno. "È così," scrive l'autrice, "che è cominciata quest'avventura: come un lampo di curiosità in un momento della mia vita in cui il senso di perdita era così intenso da oscurare sia il passato sia il futuro. Desideravo saperne di più. Desideravo capire che cosa avesse spinto una principessa del Raj a lasciare l'India per Parigi negli anni trenta; e soprattutto desideravo scoprire che cosa l'avesse trattenuta là finché era stato troppo tardi." Istintivamente, visceralmente, Livia si impiglia nel mistero, perdendosi nella storia del Raj britannico, nei diamanti e zaffiri delle sue case reali, nei balli e nei giubilei dell'aristocrazia del Novecento, e nelle vite di personaggi straordinari come il Maharaja Jagatjit Singh di Kapurthala, il banchiere ebreo Albert Kahn e l'esploratore russo Nicholas Roerich, tutti tasselli del mosaico che forma l'enigmatica figura di Amrit Kaur. Dal momento dell'incontro con la figlia ottantenne della principessa, Bubbles, la ricerca assume una nuova dimensione: mentre si sforza di riconnettere un'orfana con la madre che l'ha abbandonata nel 1933, Livia si trova a sciogliere alcuni nodi della propria stessa vita.