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Clotilde Brunori Princi ha ottantadue anni, è elegante, impeccabile ed eccentrica come è sempre stata: il tempo e la malattia hanno sbiadito la sua bellezza, ma non la sua tempra. Sua figlia Olivia è in piena crisi di mezza età: vegetariana, ossessionata dalla forma fisica, corre per non pensare alla propria vita intrappolata fra un marito sempre più distante, i figli ormai cresciuti e quella madre così difficile. Una mattina d'autunno Clotilde sparisce da Villa del Grifo, la dimora di famiglia sulle colline di Firenze. Non è uno dei brevi viaggi - molto chiacchierati dagli avventori del bar tabacchi delle Tre Vie - di quando, prima ragazza e poi giovane sposa, partiva a bordo della sua Lancia Aurelia. Nessuno può saperlo, ma la nuova fuga ha a che fare con qualcosa di doloroso accaduto nel suo passato, qualcosa che è sempre stato occultato dietro la ricchezza e il privilegio. Ma quello che possiedi finisce per possederti: con l'approssimarsi della fine Clotilde è costretta ad affrontare i suoi demoni, e Olivia si ritrova suo malgrado coinvolta nella resa dei conti. A lei la scelta se continuare sulla strada della sottomissione e della negazione o prendere in mano il suo destino, per dimostrare prima di tutto a se stessa che ognuno può scrivere il proprio futuro. Caterina Soffici ci racconta le ferite e il coraggio di una madre e di una figlia, una storia di ribellione e riscatto che è anche l'affresco di una città e di una di società che, quanto più vede crollare le proprie certezze, tanto più si abbarbica ai suoi vezzi e alle sue cerimonie.