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Milano, 1956. L'appartamento di via Borsieri è in penombra. Ovunque sono ammassati libri. Ce ne sono migliaia, stipati sugli scaffali e accatastati per terra. Accanto alla finestra, una scrivania, anch'essa incorniciata da colonne di libri, e, dietro, quello che potrebbe sembrare un insieme di vestiti ammonticchiati alla rinfusa ma che, avvicinandosi, si svela in tutta la sua oscenità: il cadavere di Cesare Paladini-Sforza, raffinato slavista e traduttore per la casa editrice Feltrinelli. Il caso viene affidato al vicecommissario Ofelio Guerini, un'anomala figura di questurino-partigiano comunista, che capisce subito che si tratterà di un'indagine complicata. La vittima lavorava a un'opera scottante, destinata a suscitare grande clamore: un romanzo straordinario, scritto da un poeta russo inviso al regime, di cui la Feltrinelli sta preparando in gran segreto l'uscita in anteprima mondiale. «Il dottor Zivago» di Boris Pasternak. Più Guerini procede nelle indagini e alza il velo sull'affascinante figura di Paladini-Sforza, più affiorano piste inquietanti e si squadernano interessi politici internazionali. Nel cielo si addensano le nubi oscure della Storia - la Guerra fredda, la rivolta ungherese, la crisi di Suez - e attorno al vicecommissario danzano figure equivoche che cercano di condizionarlo e di orientarne le indagini. In questo labirinto, l'inquieto Guerini dovrà trovare la bussola. La Storia incombe e gli impone di scegliere: quale fra le tante storie possibili lo condurrà alla verità?