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A partire dalla metà del XV secolo gli europei iniziarono a esplorare l'oceano Atlantico, e le nuove vie di comunicazione misero in contatto civiltà ignote e diversissime. I collegamenti marittimi tra Europa, Africa e Americhe si fondarono dapprima sul commercio degli schiavi e, in seguito, sull'estrazione dei metalli preziosi e lo scambio di merci, sull'organizzazione dei flussi migratori e di quelli mercantili, attivando, in particolare attraverso le esperienze rivoluzionarie, meccanismi di raccordo sociale e politico tra Vecchio e Nuovo Mondo. Da metà Cinquecento a metà Ottocento si consolidarono i rapporti, si moltiplicarono i fenomeni migratori e gli interessi commerciali e finanziari. Cosi, in quattro secoli, s'instaurarono quelle relazioni asimmetriche che contraddistinguono ancor oggi il mondo atlantico e che questo libro analizza gettando luce sulle nuove connessioni navali, sulle libertà di commercio e sulla nascita dei nazionalismi. Una storia dei popoli che si affacciano sull'Atlantico che amplia e rinnova la nostra visione di un'epoca cruciale, mettendo sempre in primo piano le reciproche influenze delle dinamiche economiche, sociologiche e politiche.