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I quattro dialoghi che costituiscono la settima tetralogia di Platone, pur non essendo tra i più famosi, presentano molteplici motivi di interesse, "L'Ippia maggiore" indaga una nozione fondamentale, il bello (kalón), concludendo in maniera aporética. "L'Ippia minore", anch'esso aporético, affronta temi socratici legati alla questione dell'involontarietà del male. "Lo Ione", che vede protagonista un rapsodo interprete di Omero, tratta il tema della poesia come ispirazione divina e delle sue pretese di costituirsi come un'arte. "Il Menesseno, orazione funebre per i caduti in guerra, costituisce, in quanto prestazione retorica, un unicum nel corpus platonico. In passato ridotti al rango di satire scherzose prive di contenuto filosofico, questi dialoghi sono stati variamente riconsiderati dalla critica nell'ultimo cinquantennio. Una valutazione adeguata della loro importanza dipende in gran parte dalla possibilità di inquadrarli nel complesso della filosofia platonica. A questo proposito entrano in gioco criteri ermeneutici relativi al modo in cui leggere Platone, su cui da sempre ha luogo lo scontro tra interpretazioni contrapposte. I dialoghi qui considerati risultano interessanti non solo per i loro contenuti strettamente teorici, ma anche in quanto elementi essenziali di un più ampio progetto, filosofico-pedagogico e letterario, in cui si dispiega compiutamente l'arte drammatica di Platone.