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Composto probabilmente nel II secolo avanti Cristo e per tradizione attribuito al mitico figlio di Brahma, capostipite dell'umanità, il "Trattato di Manu sulla norma" è uno dei più celebri testi antichi di norme etico-politico-giuridiche del mondo antico. E stata una delle primissime opere in sanscrito a essere tradotta in una lingua occidentale (in inglese, nel 1794) e ha avuto lettori entusiasti come Nietzsche. La sua fama è legata alla vastità delle sue trattazioni, che spaziano dai criteri per l'amministrazione della giustizia alle regole per la vita familiare, dalle dottrine cosmogoniche alle indicazioni pratiche sull'alimentazione. Ma è stato anche uno strumento ideologico e di controllo sociale prediletto dalle compagini brahmaniche ortodosse e viceversa contestato da coloro che, in vari tempi e per varie ragioni (buddhisti, classi subalterne...), si sono sentiti oppressi dalla cultura dominante. Per la prima volta tradotto in italiano direttamente dal sanscrito (sulla base della più accurata edizione critica), il "Trattato dì Manu" viene qui proposto come opera indispensabile per capire la cultura dell'India.