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Port Royal, celebre in Francia per la fama che gli hanno dato Racine e soprattutto Sainte-Beuve con questa imponente opera (che viene ora riproposta dopo la prima traduzione italiana di Sansoni del 1964, da molti anni esaurita), è il nome di un medievale monastero cistercense femminile, fondato nel 1204 nella malsana valle di Chevreuse, a pochi chilometri da Parigi, secondo lo spirito voluto da San Benedetto. A metà Seicento, il monastero divenne uno dei più vivaci e influenti - anche se aspramente discussi e ostacolati - centri di spiritualità e di riforma cattolica del suo secolo. I giansenisti di Port-Royal, dai grandi Arnauld, Nicole e Pascal, fino alle personalità più dimesse divennero simboli della resistenza dello spirito all'oppressione e all'intolleranza. Questa prestigiosa istituzione spirituale ed educativa fu avversata dai gesuiti e dalla Santa Sede per ragioni prevalentemente teologiche (il giansenismo per l'appunto), ancor più dal re Luigi XIV per ragioni quasi esclusivamente politiche: il monarca considerava la dissidenza del monastero un pericolo per l'unità cattolica del regno, già seriamente minacciato dalla Fronda. Port Royal è il frutto di un corso tenuto dal più influente critico dell'Ottocento francese a Losanna nel 1837-38, e la sua stesura, più volte interrotta, avvenne tra il 1840 e il 1859.