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In questo libro, fondato sullo spoglio di diari, romanzi, carteggi e riviste, Raffaele Liucci affronta un tema a lungo espunto dalla memoria ufficiale: la seconda guerra mondiale vissuta, raccontata e talvolta sofferta dagli intellettuali italiani, che sono rimasti a osservarla passivamente, o hanno tentato in tutti i modi di evitarla, perché estranei alla sua sfera ideologica. Da Cesare Pavese a Piero Calamandrei, da Giovanni Comisso a Salvatore Satta, da Alberto Moravia a Tommaso Landolfi, non pochi sono stati gli uomini di cultura che hanno cercato di esiliarsi nella loro "casa in collina", dalla quale osservare la catastrofe, senza esserne travolti, talora ripiegando in un soliloquio estetizzante. Ricostruire le loro vicende, dalla fine degli anni Trenta al secondo dopoguerra e oltre, significa gettare una nuova luce sull'identità della Repubblica, "nata dalla Resistenza", ma figlia anche del disimpegno civile e del rifiuto della Storia.