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Ruggero Cappuccio sceglie la menzogna per raccontare una storia che non è stata, ma avrebbe potuto essere. Siccome la figura che ispirò Shakespeare nei suoi centocinquantaquattro "Sonetti" è ancora consegnata al mistero, nulla vieta di rintracciarla fra i personaggi che affollavano lo stordente barocco napoletano. Lo stupore delle immagini del grande teatro inglese ritrova così il suo specchio deformante, infedelmente fedele, nella città partenopea e soprattutto nella sua lingua.