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"Mi piace l'intatto, il pulito, il taglio netto, la forma è difatti più feroce della fiducia e la dimensione è più straordinaria della forma", scrive Grunbein, poeta giovane, maturato culturalmente nella Berlino degli ultimi quindici anni: una Berlino divisa in due quando vi si trasferì da Dresda nel 1985, una città unica e da ricostruire negli anni Novanta. Eppure proprio da un autore della metropoli che più sembra esigere un impegno civile, quelle parole: l'affermazione di una sorta di culto dello stile, di una fiducia nelle possibilità "chirurgiche" che l'uso e l'abuso linguistico possono produrre sulla realtà.