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"Prestate orecchio alla particolare prosa della 'Vita Nova': affidatevi anche solo per qualche istante a quel senso di sogno fatto in presenza della ragione, e a suo dispetto, che tutto lo percorre; e il fascino del racconto vi avrà già preso. Scoprirete allora di quali e quante occasioni figurative esso è gremito: Dante malinconicamente assorto, o sgomento davanti alle nude pareti del suo studiolo, o smarrito in una folla d'ombre, o attratto come da una forza centripeta sulle orme di Beatrice; un corteggio di pellegrini sfila silenzioso, una torma di donne scapigliate e piangenti attraversa la scena. La 'Vita Nova' ha una sua prepotente forza attrattiva, scandita in sequenza ben precise - Dante che vede a nove anni Beatrice e ne è attratto; Beatrice sdegnata che non saluta Dante; Dante che assume la Donna Gentile a occasione di un amore 'altro'; e così via - ed è attraversata da battute icastiche, parole che sembrano aprire fulminei squarci nel velo angoscioso della visione. Sappiamo che l'intera vicenda è allegoria di una teoria letteraria, neppure di un'esperienza umana, men che meno privata: ma la sua felice ambiguità è appunto quella di conquistarci non solo come dimostrazione di una poetica, ma anche e soprattutto come finzione: e noi possiamo - senza provar imbarazzo né vergogna - cedere a questo fascino, all'evocatività di una favola percorsa da brividi di amore." (Luca Lamberti). Con un saggio di Charles S. Singleton.