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Nato da esperienze autobiografiche (un incidente aereo che costrinse l'autore a un atterraggio di fortuna nel Sahara), "Il piccolo principe" uscì negli Stati Uniti nel 1943 e, postumo, in Francia nel 1946. La vicenda del piccolo extraterrestre piovuto sul nostro pianeta e desideroso di tornare dalla sua amata rosa dopo avere appreso - e insegnato a milioni di lettori nel mondo - che «l'essenziale è invisibile agli occhi» è diventata presto un fenomeno editoriale globale, bestseller assoluto della letteratura francese nel quale testo e immagini si fondono in un capolavoro di saggezza e poesia. I grandi temi dell'amicizia, della responsabilità verso le persone che amiamo, e della loro unicità per noi, sono custoditi nel "Piccolo principe" dentro una triplice recinzione, ancora più robusta del paravento e della campana di vetro con cui il protagonista vuole proteggere la sua rosa: due cornici narrative (le parole della volpe vengono riportate dal piccolo principe al pilota, che le ripete a noi) più l'ironia. Non è solo l'espediente di uno scrittore consumato, che dilaziona, secondo le regole, uno svelamento centrale al racconto. Piuttosto, sembra che l'autore abbia paura di avvicinarsi troppo, o troppo direttamente, a una verità. Poco incline alle certezze delle religioni rivelate e dei dogmi politici, Saint-Exupéry è andato a nascondere la sua, di verità, dentro un involucro narrativo, affinché noi "addomestichiamo" quelle parole soffermandoci a riflettere, spendendo un po' del nostro tempo e della nostra energia interiore, come si fa con le persone amate.