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Nel 1643, quando fu incoronato re di Francia a neanche cinque anni di età, Luigi di Borbone ereditò un regno in profonda crisi, guidato da una corte affamata di potere e lacerata dai dissidi: il padre aveva affrontato rivolte, congiure e complotti, alcuni dei quali orditi dalla sua stessa moglie. Eppure, settant'anni dopo, alla sua morte il Re Sole lasciò un paese profondamente trasformato, che grazie a lui aveva conquistato il rango di potenza mondiale. Servendosi di un vasto repertorio di fonti bibliografiche e materiali d'archivio in parte inesplorati, lo storico Philip Mansel ripercorre la vita pubblica e privata di Luigi XIV per descrivere i mutamenti vissuti dalla Francia nel XVII secolo. Il sovrano, tanto lungimirante quanto accentratore, soppresse le ultime vestigia del feudalesimo e gettò le basi per la nascita dello stato moderno, ma al tempo stesso soffocò molte libertà, soprattutto religiose. La sua spregiudicata politica estera spinse gli eserciti francesi dal Mississippi al Mekong, e portò le finanze sull'orlo del collasso pur di collocare un Borbone sul trono spagnolo. Nondimeno, Luigi riteneva che la supremazia andasse conquistata non solo con le armi, ma anche con il sapere. Egli fu un amante delle arti - adorava recitare e ballare e si esibì fino ai sessant'anni - e contribuì alla fioritura internazionale della cultura francese, aprendo accademie e diventando mecenate di autori come Racine, Molière e Lully. Il suo capolavoro fu senz'altro Versailles, residenza reale e sede del governo, ma anche quartier generale militare, pinacoteca, sala concerti e sede di feste con fuochi d'artificio, fontane di vino e cene pantagrueliche. Lì viveva tutta la corte - composta da personaggi fidati e dalla famiglia reale, compresi l'amato fratello, l'infelice moglie, i figli e le amanti - e si curava qualsiasi aspetto della vita pubblica e privata del re. Ogni dettaglio, infatti, doveva assurgere a testimonianza imperitura, benché non sempre veritiera, della magnificenza del sovrano e della sua dinastia, per fare invidia al mondo intero e soprattutto agli antagonisti. Con le sue pennellate evocative, "Il re del mondo" è un affresco intenso che offre un'originale chiave di lettura per raccontare l'uomo che guidò la Francia per oltre mezzo secolo e per interpretare una delle epoche storiche più affascinanti agli occhi di esperti, appassionati e curiosi.