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L'insensatezza del mondo, l'ossessione per il cibo, la macchina faticosa e perfetta del corpo femminile, lo sport nazionale dello scaricabarile, il mito della ricchezza e del potere, la scommessa del cinismo contro la bontà, i figli, tormento e beatitudine. Mattia Torre è un grande raccontatore per voce sola. Nel corso degli anni scrive monologhi per tanti attori italiani e ogni volta ci mette davanti alla sconcertata evidenza delle fragilità e delle dissonanze dell'umana esistenza. La sequenza di questi "sette atti" rivela, fuori dalla scena in senso stretto, la complessità e la felicità narrativa di un autore a cui piace misurare, fotografare, reinventare il teatro del mondo. Si esce dall'insinuante e chirurgica esattezza di queste voci con la consapevolezza di abitare una società incosciente e malata, così incosciente e così malata da suscitare il riso e una bella, non rassegnata, compassione.