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Un libro intenso, premiato nel 1992 con il Viareggio e il Campiello, che mette in scena come protagonista-narratore proprio un pittore che ci racconta gli anni della sua formazione umana e professionale, la nascita di una vocazione ma anche la scoperta dell'impossibilità di avere relazioni umane, della ineluttabilità della solitudine, della vacuità insita in ogni legame e del dolore inseparabile da ogni sentimento. Emblema stesso della condizione umana appaiono dunque proprio quelle "pietre volanti" immaginate e dipinte in gioventù che il pittore inaspettatamente ritrova, dopo lunghi viaggi, nell'area archeologico di un lontano paese.