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Estate 1966. Per una serie di conferenze Giuseppe Ungaretti è in Brasile, una terra in cui ha abitato a lungo e a cui è particolarmente legato. Vestita di rosso, alla fine di un incontro pubblico gli si avvicina la giovane Bruna Bianco, che gli consegna alcune sue poesie: prende avvio così una relazione che - data la distanza - si esprimerà attraverso un fittissimo scambio epistolare. Le quasi 400 lettere che qui si presentano, gelosamente custodite per cinquant'anni dalla destinataria, raccontano la cronaca quotidiana di un amore impetuoso e travolgente, che riaccende nel poeta il desiderio di cantare e dà inizio a una nuova stagione creativa. Nella plaquette del 1968 dal titolo "Dialogo", alla voce del poeta, che si firma Unga come nelle lettere, seguono infatti le "Repliche di Bruna". Donna reale, quindi, Bruna, ma al contempo figura poetica, musa, incarnazione della giovinezza al cospetto del «poeta antico». «Felice, e disperato d'esserlo», consapevole che il suo amare è una «smisurata demenza», Ungaretti racconta i pensieri, gli incontri, le delusioni, commenta quadri, mostre e letture, allega prove poetiche e di traduzione, guida la giovane sul sentiero della poesia. Ma affronta anche temi universali: il rapporto tra amore e morte, giovinezza e vecchiaia, e la forza sempre viva del sentimento e della poesia eternatrice.