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Giornalista avventuroso e militante sulla scia di Mark Twain, Jack London o Stephen Crane, John Reed giunge a Pietrogrado nel settembre 1917. Assimila subito l'atmosfera di pieno fermento, individua con chiarezza le forze in campo, comprende gli umori delle masse. Partecipa alla presa del Palazzo d'Inverno, è per settimane a fianco dei lavoratori e dei bolscevichi. E tutto questo lo racconta con grande verve narrativa e senso del pathos ne "I dieci giorni che sconvolsero il mondo", a tutt'oggi una delle più significative testimonianze di quell'evento. Un libro che - nella sua affascinante semplicità e trasparenza - ci offre non solo un quadro fedele e documentato degli avvenimenti, ma spiega anche come si muovono le forze in gioco, come si alternano i momenti di attesa e quelli di convulsione, cosa sia l'arte dell'insurrezione: mostra cioè di cosa sia fatta una rivoluzione, spogliata della retorica e della celebrazione.