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Ripercorrere l'intero cammino compiuto da Milo De Angelis, uno dei pochi veri protagonisti della poesia, non solo italiana, tra Novecento e nuovo secolo, è un'avventura stimolante e capace di aprirci sempre nuovi scenari di emozione, dove l'acutezza del dolore e la presenza del male non si impongono mai, definitivamente, sulla vitalità potente della parola poetica. La complessità in costante tensione di questa lirica si rivela nel 1976 con "Somiglianze", esordio di un autore giovanissimo, perfettamente padrone, già allora, di una lingua poetica esatta e tagliente, capace di esprimere senza enfasi alcuna i vortici di una condizione esistenziale estremamente inquieta. In questo senso, con ferrea coerenza e pur aprendosi a nuove esperienze - la parentesi dialettale, l'osservazione di un mondo urbano incupito, la spinta metafisica - De Angelis passa da strutture chiuse e catafratte a improvvise aperture di senso, come in quello che si può considerare un classico della sua opera, "Tema dell'addio", dove il lutto, il senso profondo e lancinante della perdita e del distacco conducono la lirica in una dimensione drammatica. Il viaggio poi prosegue, tra quotidianità turbata e insinuarsi di venature sinistre, di nuove emergenze del mondo degli affetti e del male, come nel più recente "Incontri e agguati". Questo volume, corredato da un saggio di Stefano Verdino, è arricchito da un'autori- flessione del poeta e da un capitolo di inediti giovanili: una incursione alle origini della sua poesia.