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Un'infanzia solitaria e pensosa; un'adolescenza di sogni tormentosi, illuminata dalle letture; e una giovinezza rivoluzionaria, tra battaglie, giornali, illusioni e disillusioni. "Un uomo finito" (1913) è il romanzo-autobiografia intellettuale nel quale Papini racconta i primi trent'anni di vita di un giovane "nato con la malattia della grandezza". Affascinato da Bergson e dal titanismo di Nietzsche, lo spirito inquieto e geniale dell'autore, alla perenne ricerca della verità, rivive in un racconto sincero animato da una prosa ricca e brillante, con accenti di profonda poesia. Un'opera imprescindibile per cogliere la temperatura ideale, l'entusiasmo e la delusione della generazione di intellettuali che inaugura il Novecento.