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Ottobre 2008. Il cellulare di Michele squilla: Nicola, suo figlio sedicenne, ha avuto un incidente in motorino. Nella frazione di un secondo, il mondo sembra scoppiare. Michele si precipita al pronto soccorso. Nicola è incolume, ma strano, sfuggente, ai suoi occhi quasi uno sconosciuto: e cos'è quel kimono uscito dal sottosella del motorino sfasciato? Comincia così il racconto a due voci del viaggio di un padre e di un figlio nel pianeta misterioso dove sai quando entri ma non se, né come, ne uscirai: l'adolescenza. Un viaggio lungo sette anni, che inizia con poche, laceranti parole di Nicola: "Non voglio più vederti". E prosegue, fra molti dubbi e quasi nessuna certezza, declinando l'intero dizionario della cosiddetta "età ingrata", in una Milano inquieta e spericolata, con le canoniche tappe ad Amsterdam, Barcellona, Berlino. Nicola, frenetico acrobata del rischio, che tenta di esorcizzare l'ansia per un futuro nebuloso con l'incessante trasgredire e provocare, dietro cui cela una disperata richiesta di attenzione. Michele, che non sa (ma, forse, soprattutto non vuole) esercitare la sua autorità paterna e, nonostante annidi speranze vanificate, di allarmi e inseguimenti del suo ragazzo in perenne fuga, resta saldo nella convinzione che "con un adolescente, ci vogliono occhi strabici: uno vede ancora il bambino, l'altro non può perdere di vista l'adulto che ti sta consumando l'esistenza", ma anche che un giorno, macinati milioni di parole in sfoghi e contrasti, andrà meglio.