Tab Article
Gabriel García Márquez aveva quarant'anni quando scrisse il celebre racconto "Monologo di Isabel" mentre vede piovere su Macondo, dove dà vita a quello strabiliante spazio narrativo, tanto immaginario quanto reale, che sarebbe diventato il più intenso luogo letterario del nostro tempo. Con Macondo, Márquez inaugurò l'epoca del realismo magico, la peculiare commistione tra la realtà drammatica dell'America Latina e la dimensione leggendaria e mitica che lo consacrò come uno dei massimi autori della letteratura mondiale. Da quel momento non smise più di raccontare il fascino e la purezza della cultura degli indios, i loro dolori malinconici e la dolce intensità dei Caraibi americani, che celebrò nelle raccolte successive, nell'"Incredibile e triste storia della candida Eréndira" e della sua nonna snaturata e nei "Funerali della Mamà Grande", dove un visionario cantastorie narra le fastose esequie dell'autentica sovrana di Macondo. Di racconto in racconto, si arriva fino ai "Dodici racconti raminghi", che trasferiscono lo scenario nella vecchia Europa per parlarci del destino dei latinoamericani immigrati, della loro tenacia e dei loro sogni, dove la magia e l'atmosfera tragica si mescolano in un mondo che non è altro che "un immenso giocattolo a molla con cui si inventa la vita". Per la prima volta sono riuniti insieme tutti i racconti del premio Nobel per la letteratura, in un'opera che ripercorre il suo cammino d'autore dalle prove giovanili alle più intense riflessioni della maturità.