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Un'energia violenta e una inquieta tensione drammatica attraversano e caratterizzano questo libro. Claudio Recalcati procede in modo incalzante, per accensioni forti, coinvolgendo il lettore negli scenari di una narrazione apertissima e franta, sempre in bilico tra realtà e incubo. In questo senso la sua è una poesia di insolita potenza, che si realizza in situazioni di vistosa concretezza fisica, situazioni in cui prevale la presenza del male, nella sua ferocia ottusa, nei tratti del suo squallore acuto, ma dove pure si afferma, nella pacata saggezza che guida il pensiero dell'autore, la necessità della sua viva accettazione. Si moltiplicano, attraverso le varie sezioni di queste "Microfiabe", le tracce di un'esperienza vissuta ma trasfigurata sulla pagina. Un'esperienza che passa tra letti d'ospedale e luoghi di viaggi quasi fiabeschi, che si rispecchia tornando alla memoria di un grande dalla mente sconvolta come Dino Campana, che cerca infine una sorta di evasione sinistra per architettare, con decisive venature oniriche, una vicenda da cronaca nera. Ma Recalcati non procede in una sola direzione, sa anche proporre improvvisi squarci di dolcezza, di lievità dell'esserci. Oppure manifesta limpido il desiderio di potersi sempre, ancora stupire, magari con l'ausilio di sensi ridivenuti infantili.