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"Dal 2028 nei paesi civilizzati si era pagati per defecare. Nei locali pubblici e nelle case munite di appositi contatori, il fornitore di energia veniva ricompensato, e le feci venivano successivamente trattate per ricavarne combustibile e fertilizzanti (...). Da oltre settantanni la gente normale non era più in grado di risparmiare, e i soldi guadagnati bastavano a stento per la pura sopravvivenza. Così alla fine, al termine della vita di un uomo, fra il dare e l'avere la differenza la faceva lei: la cacca prodotta. Chi lo aveva capito, aveva costruito un futuro migliore per i figli." Il futuro raccontato in questo romanzo "sderenato e surreale" è talmente assurdo che assomiglia al nostro presente. Negli aeroporti la gente è costretta a girare nuda per evitare il rischio di attentati ad attendere anche per giorni finché l'aereo non è completo, mentre sulla pista si affollano falchi, linci, alci e altri animali della savana. Qualcosa per fortuna è migliorato, col tempo. Per esempio è tramontata la moda dei primi anni Duemila di servire i panini roventi, di "scaldare ogni cosa venisse infilata fra due fette di pane: salame, speck, rucola, prosciutto, lonza, insalata russa". Immutate invece certe follie tecnologiche: "C'è un motivo valido perché i cellulari della stessa marca abbiano i buchi di ricarica uno grosso, un altro piccolo, un altro a rastrelliera, un altro a cornetto, uno pettine, uno a trombetta, uno a quadrilatero un altro a raggiera e uno a cetriolo?"