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Di Manilio si sa soltanto che fu contemporaneo di Augusto e di Ovidio. Egli voleva conoscere e far conoscere a tutti il segreto dell'universo. L'universo non era un aggregato di atomi, come credevano gli epicurei. Non era dominio del caso: ma un'immensa architettura divina, un mirabile organismo provvidenziale. Il cuore di questa ispirazione divina erano gli astri. E tutto l'universo era solo un intreccio di rapporti, che conducevano dalla palpitazione delle stelle e delle comete fino alla vita della terra e ai diversi destini umani. Così il poeta degli astri si convertiva in un trattatista astrologico. Opera in cofanetto. Testo latino a fronte.