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È vero, il medioevo è un periodo oscuro e lontano, ma resta quello in cui è avvenuta la più radicale trasformazione del mondo antico. Il crollo dell'Impero romano e l'arrivo delle popolazioni barbariche obbliga l'Europa a ricostruire le proprie strutture sociali e politiche su nuove basi. Le aristocrazie militari si impongono come guida della società, appoggiandosi sulla forza delle armi e sul possesso di terra. I nuovi regni «nazionali» cercano di raggiungere un governo stabile con l'appoggio del ceto ecclesiastico. La Chiesa si definisce a sua volta come istituzione separata dai poteri laici, rivendicando la capacità di inquadrare le popolazioni di sudditi-fedeli in un ordine religioso superiore. Dall'XI secolo comunità contadine e città entrano prepotentemente nel gioco politico e reclamano un ruolo attivo nella costruzione dei nuovi assetti regionali. Questa continua interferenza tra l'azione di gruppi sociali e i progetti di inquadramento dagli esiti incerti segna il lungo medioevo europeo, e proprio da qui nasce la dimensione-chiave attorno a cui si organizza la presentazione del medioevo proposta in questo volume: il rapporto tra le forme di dominazione e i gruppi sociali che elaborarono, o subirono, le spinte verso la costruzione di un ordine politico valido per tutti, di un dominio sugli uomini, sulle loro anime, sulle loro risorse.