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"La Sacro-sanctae scientiae indepingibilis imago" è un trattato filosofico settecentesco restato a lungo sconosciuto. Questo scritto, opera del padre della letteratura rumena Dimitrie Cantemir (1675-1723), si costituisce, in reazione alle varie forme dell'aristotelismo padovano, come una filosofia cristiana ortodossa in cui confluiscono numerose fonti dell'apofatismo greco, in particolare la teologia dello Pseudo-Dionigi l'Areopagita. Si presenta come una teologo-fisica che chiarisce le condizioni in cui si può arrivare alla conoscenza dei principi del mondo e che si configura, al tempo stesso, come una cosmogonia sul modello delle fisiche mosaiche ed una storia del peccato originale che descrive la dignità ontologica in cui l'uomo fu creato e la scienza semplice che egli possedeva in Paradiso. Completano l'opera un libro sul tempo e sull'eternità, uno sulle vite individuali e sulla loro partecipazione alla vita universale e un ultimo che tratta del libero arbitrio e delinea un'etica cristiana.