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Antonio Castellani vive alla fine degli anni sessanta l'esperienza di mediocre scrittore quarantenne e di uomo insicuro e al contempo arrogante. La sua fragilità psicologica resta all'origine del conflitto che inevitabile sorge con Marisa, sua moglie, donna a sua volta debole ma solo apparentemente sottomessa. Castellani soffre sul piano relazionale, viaggia sull'onda di distorte fantasie che alimentano la sua sconquassata megalomania autoritaria senza tuttavia accompagnarsi realmente a comportamenti conseguenti. Ogni sua pretesa si traduce in dubbi e cedimenti che rispecchiano anche ai suoi occhi il personale fallimento. Perfino la scoperta di Stefania, ragazza intraprendente e anticonformista con la meta dei suoi anni, si tramuta in una disfatta nella quale affondano uno scomposto senso del sentimento e l'ambizione di una virilità fragile come il vetro soffiato.