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Nel 1956, su «Casabella-Continuità», Vittorio Gregotti presenta Giorgio Raineri - "Un nuovo architetto torinese" - con un saggio di 17 pagine, riccamente illustrato: «Se con una sola parola dovessimo fissare il contributo della cultura torinese alla recente storia dell'architettura in Italia, dovremmo parlare qui di indipendenza, e non tanto nella particolare accezione di originalità, quanto piuttosto come qualità morale...». Dal profondo legame di amicizia e di stima con Roberto Gabetti, fin dagli anni universitari, ha inizio una breve ma intensa collaborazione professionale (dalle prime Ina-Casa alla Borsa Valori di Torino). Lo stesso Gabetti, nel 1969, così concludeva un suo testo: «Più che un'opera singola, è la successione stessa a confermarci l'ostinazione di Raineri a proporre novità, per non ripetere cose risapute e compiacenti, acquisite dagli specialisti o dal grande pubblico; a tentare codici arricchiti e in questo senso nuovi, a non cadere nel sudato impegno di chi più o meno intelligentemente riprende e ripete i modi correnti, dopo averne accertato il prestigio». In un confronto di studiosi di differenti generazioni, nelle pagine del volume i saggi di alcuni dei principali protagonisti dell'attuale architettura italiana si affiancano alle riflessioni di amici e colleghi del Politecnico di Torino e agli studi di giovani ricercatori e studenti di laurea magistrale chiamati dalle principali scuole di architettura italiane, dando luogo a una ricognizione approfondita e a una testimonianza allargata sul suo lavoro e la sua personalità. Un ricco apparato iconografico accompagna i testi scritti, facendo di questo volume uno strumento prezioso per approfondire criticamente la figura e l'opera di Giorgio Raineri e tramandare anche alle generazioni più giovani la sua lezione e la sua originale visione dell'architettura.