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Lo stato degli acquedotti italiani è critico: il quaranta per cento dell'acqua si disperde e più del due per cento non raggiunge standard minimi di potabilità. La condizione delle altre reti, fognaria e di depurazione, appare ancor più precaria, per la tecnologia usata e per la qualità del servizio erogato. Come è possibile che più di vent'anni di riforme continue e radicali abbiano condotto a risultati così insoddisfacenti? Il volume vuole rispondere a questo interrogativo attraverso un'analisi sistematica della disciplina nazionale, che muove da riflessioni di carattere storico e comparatistico per giungere a collocare il tema nel contesto europeo e globale. L'autore ricostruisce la qualificazione giuridica del servizio idrico, prestando attenzione costante, da un lato, al bilanciamento tra dimensione socio-sanitaria ed economica del servizio stesso, dall'altro, all'attuazione del diritto umano fondamentale di accesso all'acqua. Attraverso tale percorso, le contemporanee contraddizioni e tendenze della disciplina giuridica e della regolazione del servizio idrico divengono crocevia per interpretare le prospettive future del settore.