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Il presente lavoro analizza il "Commento al Vangelo di Giovanni" di Meister Eckhart, opera che fa della radicalità speculativa entro la relazione Dio-uomo il suo principale fulcro problematico. Non dimenticando gli approdi raggiunti da Eckhart nelle altre opere, latine e tedesche, e facendo riferimento all'influsso sul pensiero di Niccolò Cusano, il testo mira a sondare la natura della divinità, l'origine dell'uomo e le modalità del rapporto tra l'ente situato e la sua prima sorgente all'interno della filosofia eckhartiana. La divinità, intesa come abisso e grazia, costituendo l'uomo secondo una dinamica di univocità dell'essere e analogia di attribuzione, crea un ente a cui è affidata la possibilità di confermare l'eccellenza della imago Dei. L'Abgeschiedenheit e la Gelassenheit rappresentano l'opera interiore in grado di conferire all'essere umano lo statuto divino, uno stato supremo dell'essere e del conoscere che può tradursi nelle opere dell'uomo e transitare lungo i sentieri della molteplicità.