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Eppure è proprio in questa angoscia che viene fuori tutta la sua vitalità. Perché pur nella consapevolezza del dolore c'è la continua ricerca della vita, del momento da fermare e gustare, dell'immagine da cogliere e creare. Un'immagine che al tempo stesso rappresenta e dà vita alla realtà del poeta. Un neo-cubismo poetico dove il poetare trova il suo schema nella costruzione di un quadro che viene fuori dalla sovrapposizione di "immagini frante", di momenti isolati che si riuniscono a comporre un tutt'uno che allo stesso tempo è immagine del reale e immagine mentale del poeta. Non è tanto un'analisi della realtà che lo circonda, quanto semmai il movimento inverso, una costruzione di essa tramite la sovrapposizione delle impressioni che da quella gli derivano e delle idee di un reale che egli stesso si prefigura. Una realtà che egli s'immagina nel suo intimo, ma che dal mondo stesso non può che può provenire.