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Cosa si nasconde dietro al gesto provocatorio e sfacciato con cui il professor Migliosi, insegnante di Arte, interrompe il collegio docenti di cui fa parte? È solamente smania di protagonismo e desiderio di sfida, oppure c'è una ragione più profonda a giustificare la sua rabbia? Emilio Migliosi crede che l'insegnamento sia una vocazione, è convinto che il ruolo degli educatori scolastici sia quello di ottenere lo sviluppo critico dei giovani, di sprigionare l'energia dei protagonisti del futuro. Una "mosca bianca" in mezzo a tanti professori demotivati e menefreghisti, capaci solo di inculcare "rituali vuoti, inutili, freddi, simili a campane senza batacchio" a ragazzi sempre più distratti, disinteressati, privi di passioni e maleducati, "come tralci di una vite trascurata, come canne al vento". Un professore la cui unica colpa è quella di dedicarsi completamente, anche al di fuori dell'orario scolastico, ai propri allievi, come può essere accusato di comportamenti immorali, aggressività e maltrattamenti proprio nei confronti dei suoi studenti?