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"Ichnusa" è il termine attorno al quale ruota il senso profondo di questo libro. L'antico nome della Sardegna evoca, richiama e riunisce i ricordi lontani e i sentimenti recenti dell'autrice. È il punto di raccordo, lo snodo fondamentale delle sue esperienze di vita e delle vite di chi l'ha preceduta, anche se oggi "vita" per lei significa fare i conti con il cancro. Ma proprio da qui parte questo suo "Ritorno a Ichnusa", nella sua terra d'origine, dove la malattia diventa occasione di rinascita. Questo libro, infatti, non è il racconto di un'ammalata, né una cronistoria di fatti tristi, anzi, le annotazioni che si riferiscono a visite e ricoveri sono quelle scarne di un diario di bordo: l'attenzione è rivolta costantemente alla propria bussola interiore, a questa "bussola carioca" capace malgrado tutto di indicare una direzione, un senso. Ogni situazione, ogni incontro può essere lo spunto per una "digressione". Mara, saldamente al timone di se stessa, descrive le coste della sua anima, gli approdi felici e le soste forzate, ostacoli e tempeste, in questo viaggio verso il proprio nucleo vitale. Un viaggio durante il quale la malattia perde costantemente il proprio potere di suggestione, per essere compresa, metabolizzata, resa inutile, e quindi superata.