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Il salto di specie di un impercettibile virus è bastato per mostrare l'abbaglio dell'uomo signore della Storia, la vanità delle frontiere, le barriere delle diseguaglianze, l'inadeguatezza della società a prevedere l'imprevedibile. Il Covid-19, infinitesimale particella, raffigurata come un'innocua pallina illeggiadrita da fiocchetti rossi, ha spaesato e destabilizzato la nostra natura di animali sociali. Ha costretto ad uscire dai binari delle abitudini, dei gesti, dei micro-rituali della vita quotidiana e rallentato il tempo; ha debilitato il capitale sociale di cui ciascuno dispone, perimetrandone l'agire in bolle di prassi e contatti vigilati; ha imposto al corpo di reinterpretare espressività, abilità, manifestazioni d'affetto; ha obbligato all'uso di nuovi alfabeti comunicativi, relazionali, lavorativi, abitativi, educativi, organizzativi, ambientali. Sulle espressioni di questa poli-crisi che rivela e accentua difficoltà già esistenti, su questo tempo di sospensione carico di significati che domanda vistosi cambiamenti di passo e di senso, sono stati invitati a esprimere il proprio parere studiosi dalle competenze disciplinari diverse. L'andamento inquieto ma corale di queste pagine, che si muovono fra linguaggi e prospettive interpretative plurali, vuole indurre a espungere lo "scontato" dal nostro quotidiano per dar vita a nuove ricomposizioni sociali e a nuovi "possibili" nelle dimensioni individuale, sociale, politica.