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Questo saggio va inteso come una lente di ingrandimento che si posa sulla vita di Luigi Pirandello nella sua figura di padre, un padre che nel primo Novecento non aveva diritto a piangere in pubblico il figlio fatto prigioniero. Stefano, il primogenito così simile a lui eppure così diverso e l'enigmatico e distante Fausto, diventato uno dei pittori più significativi del suo secolo, sono stati ragazzi e poi uomini che hanno dovuto confrontarsi con un padre premio Nobel e con una madre, Antonietta Portulano, sempre più chiusa nel suo vortice di pazzia. Luigi, poi, è stato un figlio prima di loro, e ha dovuto scontrarsi con suo padre Stefano, ex garibaldino che voleva per lui una vita lontana dai libri. Il vecchio padre, collerico quanto dispotico, rivive nei personaggi di Luigi, come ad esempio Francesco Ajala nel romanzo "L'esclusa". Nelle novelle e nei romanzi Pirandello molto spesso si trova ad affrontare il tema della paternità, declinata in modi diversi, che in questo saggio verranno indagati. Luigi, Stefano, Fausto, Lietta e Antonietta ci parlano ancora, e dalle loro parole si intuisce la loro eternità.